Medhat Shafik porta il progetto Itaca al Macro Asilo di Roma
22 Luglio 2019 – Tempo di lettura: 2 min – Medhat Shafik
Medhat Shafik porta il progetto Itaca al Macro Asilo di Roma
MEDHAT SHAFIK – ITACA
a cura di Stefania Giazzi
24 – 29 settembre 2019
MACRO ASILO – AMBIENTE #1
MACRO – Museo d’arte contemporanea di Roma
Via Nizza 138, Roma
Medhat Shafik è stato invitato dal direttore del Macro Giorgio De Finis a partecipare al progetto Macro Asilo, progetto che, da ormai due anni, si propone di far interagire gli artisti con il pubblico negli spazi del Museo. Il progetto, curato dal critico Stefania Giazzi, prevede che l’artista, durante una settimana di lavoro, in una sala del Macro, crei un’installazione, lavorando di fronte al pubblico che potrà seguire le diverse fasi creative e pratiche dell’opera.
Scrive Stefania Giazzi: “Il progetto di Shafik è una riflessione critica, uno sguardo analitico sulla contemporaneità dove tutti gli spazi, fisicamente e visivamente, sono stati conquistati ma da cui sono assenti la dimensione metafisica, la ricerca del sacro. In questo viaggio metaforico la sua nave (sospesa) attraversa il Mare Nostrum come un Ulisse contemporaneo alla ricerca di un’umanità perduta con l’ausilio di carte nautiche, mappe astrali e topologiche.La poetica di Shafik attraversa i confini del tempo per approdare all’attualità di un presente conflittuale, dominato dalla paura dei “barbari” attesi nella poesia di Kavafis, che nella sua Itaca celebra il viaggio come desiderio di conoscenza e di scoperta dell’altro e dell’altrove”.
L’installazione è inspirata alla poesia Itaca di Konstantinos Kavafis:
Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze. (..) Devi augurarti che la strada sia lunga. Che i mattini d’estate siano tanti quando nei porti – finalmente e con che gioia – toccherai terra tu per la prima volta: (..) Sempre devi avere in mente Itaca – raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo in viaggio: che cos’altro ti aspetti? E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
“La mia idea – dice Medhat Shafik – è quella di costruire una sorta di Arca, un gigantesco “carrozzone impossibile” che evochi i sistemi prospettici paradossali di Esher, utilizzando materiali di scarto recuperati (ferro, legni ecc).”
Su questa “arca dei sognatori” si troveranno un’infinità di frammenti, resti e memorie di un viaggio, di un mondo che sta attraversando una sorta di naufragio della storia…delle storie. Questi frammenti rappresentano le mappe per intraprendere un viaggio, per attraversare le temperie attuali, sono il sillabario dell’artista, il suo vocabolario e archivio.Sono resti, brandelli di vestiti, scarti, scorie, materiali umili e offesi dagli eventi, destinati all’oblio se non venissero salvati dal gesto dell’artista.
La realizzazione dell’opera verrà documentata fotograficamente e, al termine della settimana di lavoro, verrà realizzata una pubblicazione, accompagnata da un testo/intervista di Stefania Giazzi.
Venerdì 27 settembre, alle ore 18:00, sarà organizzato un dialogo, “Autoritratto di Medhat Shafik”, aperto al pubblico, dove l’artista, stimolato dal curatore parlerà del suo lavoro.